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Sfatiamo i falsi miti sull’energia rinnovabile: 3 verità fondamentali 

Nel panorama delle energie rinnovabili, ci sono ancora molti fraintendimenti che rischiano di rallentare il nostro progresso verso un futuro più sostenibile. In Lightsource bp, lavoriamo ogni giorno per dimostrare che le energie rinnovabili non solo sono efficienti, ma sono anche in grado di integrarsi perfettamente con la tutela del paesaggio, le attività agricole, la protezione della biodiversità e possono contribuire ad un futuro più competitivo per i Paesi.

Di seguito, sfatiamo alcuni dei miti più diffusi, supportati dai dati concreti e dalla nostra esperienza sul campo:

1. “I pannelli solari sottraggono terreno all’agricoltura”

I numeri raccontano una realtà diversa. In Italia, su una superficie agricola utilizzabile pari a circa 12,8 milioni di ettari, soltanto lo 0,13% – pari a circa 16.000 ettari – è attualmente occupato da impianti fotovoltaici. A livello regionale, secondo le rilevazioni del GSE, la quota di suolo agricolo destinata a queste installazioni varia tra lo 0,1% e lo 0,2%. Inoltre, secondo Elettricità Futura, per raggiungere l’obiettivo fissato dal piano europeo REPowerEU, che prevede l’installazione di 84 GW di energia da fonti rinnovabili, sarebbe sufficiente utilizzare appena lo 0,5% della superficie agricola nazionale – evitando i terreni di particolare valore.

L’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli crea, dunque, l’opportunità di integrare l’attività di produzione di energia elettrica da fonte solare con la coltivazione del suolo.  A questo proposito, l’agrivoltaico, è una soluzione innovativa che combina la produzione di energia rinnovabile con l’attività agricola, e si sta affermando come una risposta concreta. I parchi fotovoltaici possono essere progettati in modo da consentire che il terreno disponibile negli spazi interfilari sia adibito ad attività agricola e alla pastorizia, generando una sinergia efficiente.

2. “Le rinnovabili minacciano la biodiversità”

Un altro mito da sfatare riguarda l’impatto dei parchi fotovoltaici sulla biodiversità. La realtà è che le aree protette, come quelle con vincoli paesaggistici o naturalistici, non possono ospitare impianti fotovoltaici.

Inoltre, la normativa vigente vieta l’uso di diserbanti e prodotti chimici sui terreni che ospitano gli impianti fotovoltaici, che diventano un habitat ideale per gli insetti impollinatori.

In Lightsource bp promuoviamo proprio quei progetti che integrano l’energia rinnovabile con la tutela della biodiversità. Ogni nostro progetto fotovoltaico include un piano dettagliato per il miglioramento e la promozione della biodiversità: i nostri impianti creano habitat e corridoi ecologici grazie alla semina di specie erbacee fiorite e la piantumazione di arbusti autoctoni ai margini. Collaboriamo, inoltre, con apicoltori locali per installare alveari supportando le specie impollinatrici, costruiamo cancelli per i mammiferi e installiamo casette per uccelli e pipistrelli, rendendo i nostri impianti rifugi ideali per la fauna selvatica.

In linea con il principio del Biodiversity Net Gain per i nuovi impianti greenfield, il nostro obiettivo è quello di migliorare le condizioni naturali antecedenti l’intervento, contribuendo alla rigenerazione degli habitat.

3. “La transizione energetica non porta benefici economici”

La realtà è l’opposto: la transizione verso le energie rinnovabili sta già generando benefici economici concreti per cittadini, imprese e interi territori.

Secondo quanto analizzato da The European House Ambrosetti (TEHA) nel suo position paper “Renewable Thinking 2025”, l’aumento della quota di rinnovabili nel mix elettrico contribuisce a ridurre la dipendenza energetica. Dal 2008 al 2023, mentre la capacità rinnovabile installata è cresciuta da 23,9 GW a 66,7 GW (+179%), la dipendenza energetica dell’Italia è scesa di quasi 10 punti percentuali.

Aumentare la quota di FER nel mix energetico contribuisce a ridurre l’esposizione alla volatilità dei prezzi delle fonti energetiche tradizionali, contenendo di conseguenza il costo dell’elettricità. In generale, a livello europeo, dove la quota rinnovabile è mediamente più alta, i prezzi all’ingrosso dell’elettricità sono più bassi.

Il vantaggio per le aziende consiste nella riduzione dei costi e nel raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità.

Inoltre, la transizione crea occupazione. Se il mondo realizzasse la transizione energetica allineandosi all’obiettivo della neutralità climatica al 2050, il numero di “lavoratori energetici” passerebbe dagli attuali 63 milioni a 83 milioni nel 2030, di cui oltre l’80% riconducibili alle energie rinnovabili.

Dunque, la transizione energetica non è un costo, ma un moltiplicatore economico: rafforza l’indipendenza energetica del Paese, stimola l’industria e crea occupazione.

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